Squier Vintage Modified Bass VI, il basso con le crisi d’identità

Prima di parlare dello strumento in se, conviene fare una breve panoramica sulla storia di questo strumento.
Nasce nel 1961 come Fender VI e si tratta dell’unico basso a sei corde sviluppato da Leo Fender, sulla falsariga dei sei corde prodotti da Danelectro negli anni precedenti.
Rispetto ai sei corde odierni però questo strumento è molto differente, infatti oltre a essere a scala corta (30″ di diapason) è accordato come una chitarra, ma un ottava sotto, quindi dalla corda più grave: E-A-D-G-B-e.
Questo basso è rimasto in produzione fino al 1975 e non ci sono state riedizioni fino al 2006 quando il Custom Shop Fender non ne ha prodotto una reissue, seguita poi nel 2013 dal Fender Pawn Shop Bass VI e da questo Squier Vintage Modified Bass VI.
Nonostante non abbia avuto un grandissimo successo all’epoca, questo basso ha fatto comunque la storia della musica, ed è stato imbracciato da una miriade di artisti dei generi più disparati, solo per citarne alcuni: John Lennon e George Harrison nei Beatles, Robert Smith e Simon Gallup dei The Cure, Jack Bruce nei Cream, Joe Perry negli Aerosmith, Brian Molko e Stefan Olsdal nei Placebo, Jet Harris nei The Shadows, John Entwistle nei The Who, Duff McKagan nei Guns’n’Roses, Mark Hoppus nei Blink-182, ecc.

Da qui si può capire quanto abbia fatto scalpore tra gli appassionati la decisione di Fender di tornare a produrlo nel 2013, addirittura con una versione economica targata Squier.
Tra l’altro tra la versione Fender e quella Squier, quest’ultima era la più fedele al modello originale, sul body offset in tiglio stile Jaguar trovano posto i classici 3 single coil, controllati da una elettronica passiva con 3 switch on-off (uno per ogni pickup) e un quarto switch che controlla un filtro taglia-bassi, completano il tutto un pot per il volume e uno per il tono.

Una configurazione elettronica come questa permette un controllo del suono totale, le configurazioni di pickup grazie agli switch infatti, sono almeno 7, che col filtro taglia bassi, salgono a 14, senza contare le sfumature che può dare il controllo del tono.
Sul body trova posto un ponte flottante tipo Jazzmaster, tramite il quale è possibile ottenere dei vibrati che ti proiettano direttamente al Surf Rock anni ’50.
Bisogna però usarlo con parsimonia, perchè purtroppo non è precisissimo e usandolo molto tende a scordare il basso.
Il manico invece è in acero con profilo a “C”, tastiera da 21 tasti in palissandro, binding bianco e intarsi in finta madreperla rettangolari, sul retro presenta uno skunk stripe in palissandro.
La paletta in stile Stratocaster monta meccaniche chiuse, con dimensioni da chitarra, che funzionano piuttosto senza dare problemi.
Nessun tasto sporgente, nessuna sbavatura, anche il setup era a livello con gli altri modelli della serie Vintage Modified.

Il basso di serie monta corde Fender/D’Addario scala 0.24(e)-0.84(E), che nonostante siano studiate per questo strumento, sono anche la causa di uno dei suoi problemi, infatti molti all’uscita si lamentavano che il MI grave era poco definito e con problemi di intonazione, fortunatamente basta montare corde con una scalatura e tensione leggermente maggiori e il problema si risolve, basta un MI a 0.90, anzi il basso in generale con una scalatura più grande migliora notevolmente il suono.

L’intercorda molto stretta non favorisce molto l’uso classico con indice e medio o lo slap (anche se non è impossibile), mentre è più votato all’uso col plettro (col filtro taglia bassi, crea un suono molto percussivo detto Tic-Tac Bass che veniva molto usato dai gruppi negli anni ’50-’60) o in arpeggio.
Suonare questo basso però permette di rivedere il modo in cui ci si approccia al basso stesso, ad esempio lavorando con gli accordi sulle corde più acute, inoltre è molto adatto ad essere usato con effettistica, assieme ad una loop station per creare tappeti sonori o con l’uso su amplificatori con settaggi diversi.

PRO:
– Uno strumento unico e particolare che può stimolare la creatività, se usato con intelligenza.
– Una qualità generale piuttosto buona, ad un prezzo contenuto.
– Non ti sentirai dire: “Hey, ma perchè la tua chitarra ha solo 4 corde?”
– è tremendamente divertente da suonare e sperimentarci sopra.

CONTRO:
– Uno strumento unico e particolare che ha dei limiti di utilizzo, e di certo non è per un neofita.
– Alcuni accorgimenti tecnici, ne rendono frustrante l’utilizzo.
– Corde non sempre facilmente reperibili e a volte anche della scalatura non adatta.

In conclusione: fare un pro e contro di uno strumento così particolare non è facile, è uno strumento unico, con molte applicazioni diverse, e che può stimolare la creatività se usato con cognizione, di contro la sua unicità non lo rende totalmente versatile.

Alla prossima!
Cesare